Il monastero che occupò le sue stanze fruttò al tempio della regina Hatshepsut il nome di “convento del Nord”, poi usato per definire anche l'area circostante con le tombe scavate ai piedi della montagna. Ciò che colpisce è il perfetto accordo tra la parte costruita e l'ambiente naturale, tra il tempio disposto a terrazze e la montagna che lo sovrasta. La bellezza della costruzione, scoperta nel 1743, sormontata dalla scenografica barriera rocciosa, viene dalla grande armonia delle proporzioni e dalla raffinatezza dell'esecuzione. Un viale monumentale in salita, contornato da sfingi, conduceva al tempio fino al grande cortile, preceduto da terrazze digradanti, collegate da rampe in salita. Muri bassi e larghi contornavano la prima terrazza, conclusa a ovest da un doppio portico dove è una delle due statue osiriache d'origine. Protegge il nome reale di Hatshepsut il leone che orna la rampa di salita alla seconda terrazza, con un portico incompiuto, interessantissimi rilievi sul muro di fondo e la cappella di Hathor, composta da una serie di ambienti scavati nella montagna. Un lungo serpente orna il basso muro della rampa che sale all'ultima terrazza. Sorgeva qui una fila di 22 colonne precedute da pilastri, distrutti da Thutmosi III dopo la morte della regina. Intatto è invece il grande portale in granito rosa verso il cortile interno, sul quale si affacciano camere dedicate al culto funerario regale. Al centro della parete occidentale, scavato nella montagna, è il sacrario. Notevoli le rappresentazioni parietali e i due colossi, personificazione del potere regale di Hatshepsut.