
La Basilica di San Francesco di Assisi affonda le radici nella seconda metà del XIII sec. Costruita dai Frati Minori (1278-1363), a seguito della donazione di Ubertino Landi, presenta una facciata in cotto e tratti tipicamente gotico lombardi.
Posta in posizione centrale a Piacenza, era parte del più articolato monastero francescano; nei secoli aumentò le proprie dimensioni fino a poter vantare tre chiostri. La centralità e l’imponenza della costruzione accese ben presto il malcontento delle vicine parrocchie che temevano di perdere i propri fedeli. Con l’ascesa al seggio pontificio di Nicolò IV, in precedenza generale dei francescani, le lamentele si placarono.
Soppresso l’ordine, nel 1797, la basilica venne adibita a ospedale e magazzino. Con la consacrazione a San Napoleone (1806) riprese le funzioni per la quale era stata eretta. Pochi anni dopo, nel 1818, divenuta parrocchia fu nuovamente dedicata a San Francesco e attirò a sé i complessi di Sant’Apollonia, San Dalmazio, Sant’Ilario, Santi Faustino e Giovita.
Posta su alto podio, 8 gradini permettono di accedere al sagrato. La struttura, con la facciata a capanna, restaurata da Camillo Guidotti, presenta similitudini con la Basilica di San Francesco a Bologna. Il prospetto principale, caratterizzato da mattoni a vista, è movimentato da due poderosi contrafforti angolari e da una cornice orizzontale. Due contrafforti di minori dimensioni, terminanti in cuspidi piramidali, tripartiscono la facciata. Centrale il grande rosone posto in asse con il portale principale marmoreo (XIV sec.) e i due oculi laterali; sul portale è una lunetta con bassorilievo che raffigura le stigmate di san Francesco (1480, opera di Guiniforte Solari e del figlio Pierantonio). Modanature architettoniche, monofore e portali laterali realizzati in pietra completano la decorazione della facciata.
Sul lato destro del complesso sopravvive il porticato con arcate a tutto sesto sostenute da pilastrini; unico ricordo del convento francescano demolito. I fianchi e l’abside sono impreziositi da archi rampanti. Il campanile è quasi completamente celato alla vista.
L’interno tripartito, con deambulatorio e cappelle radiali, presenta pilastri cilindrici, archi e costolonature in cotto rosso che risaltano nel contrasto con il bianco di pareti e volte. I restauri a cura di Camillo Guidotti e Giovanni Gazzola portarono alla distruzione delle cappelle cinque/seicentesche; gli affreschi del XIV e XV sec. strappati e venduti.
Tra le principali opere ricordiamo: la Pietà di Bernardo Castello (1580) e la tela secentesca con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Benedetto Marini a caratterizzare la facciata interna; gli affreschi a tema mariano e la pala d'altare a firma del Malosso nella prima cappella dell'Immacolata Concazione; la Discesa dello Spirito Santo di Giuseppe Nuvolone (1681); la Madonna col Bambino e i Ss. Pietro e Giovanni Battista, della scuola di Francesco Francia, nella seconda sagrestia. In chiosa segnaliamo il bassorilievo Rettore in cattedra e frati (scuola di Amadeo) e nella quarta cappella il gruppo scultoreo de Il compianto su Cristo morto attribuito a Domenico Reti (1670/80).