A Krapina, cittadina a ridosso del confine sloveno, si viene per visitare questo moderno museo (aperto nel 2010) dedicato alla preistoria, qui allestito perché la zona fu tappa delle migrazioni nomadi e forse anche luogo di sepoltura di una colonia di neandertaliani. L’allestimento è introdotto da un avvincente filmato, non sempre irreprensibile dal punto di vista filologico (quei denti così sani sono assai sospetti), che mostra scene di vita quotidiana della comunità neanderthaliana. Dopo un prologo che illustra la Krapina all’avvio degli scavi (nel 1899), il percorso di visita si dipana attraverso sale che ricostruiscono la nascita dell’universo, quindi il cammino della vita sulla terra. L’ultima parte, certo quella di maggiore interesse, è dedicata all’affascinante storia dei neanderthaliani, specie umana che convisse con i sapiens ma che contro questi ultimi risultò perdente nel percorso evolutivo: curiosamente, viste le superiori dotazioni fisiche. Tra le ragioni che cercano di spiegare le cause dell’inferiorità dei neanderthaliani è il loro particolare metabolismo, che li obbligava a nutrirsi molto più dei nostri progenitori. Una versione, romantica ma non balzana, sostiene che scontarono l’incapacità di ‘fare arte’, cioè di produzioni astratte.