Sono quasi tutte in piedi le colonne di questo tempio dedicato, a inizi V secolo a.C., alla locale divinità della caccia. Sei colonne sui lati brevi e dieci su quelli lunghi caratterizzano questo edificio dalle proporzioni non certo grandiose, ma in ogni caso simbolo dell'importanza che l'isola di Égina aveva raggiunto al tempo delle guerre persiane, quando era l'indiscussa potenza navale greca. Della cella divisa in tre navate, dove in origine era situata la statua della divinità, si riconosce solo il basamento, mentre bisogna andare fino a Monaco per ammirare le 17 sculture a tutto tondo che decoravano i frontoni del tempio. Si tratta dei “marmi di Égina”: rinvenuti nel 1811 e acquistati da Luigi I di Baviera, oggi fanno bella mostra di sé in uno dei maggiori musei tedeschi. Sempre aperta, come nel caso dei marmi del Partenone, l'annosa questione della restituzione. Certo è che, nonostante criticati acquisti-saccheggi abbiano privato il tempio dei suoi elementi decorativi, quello di Aféa rimane incredibilmente suggestivo, beneficiando di una bella posizione sulla sommità di una collina ammantata di pinete.