La visita del museo non richiede molto tempo, ma vale la pena per alcuni pezzi di grande interesse. Come i rotoli del mar Morto, su fogli in pergamena, rame e pelle, che costituirebbero un testo religioso e una sorta di mappa di un favoloso tesoro, forse nascosto tra Hebron e Nablus. Da non perdere le statue antropomorfe di Ayn Ghazal, in calcare e argilla, risalenti al Neolitico. Scoperte non lontano dalla capitale, al fondo di fosse nei pressi di un villaggio i cui abitanti praticavano una religione basata sul culto degli antenati, sulla magia e l'uso di talismani, è proprio quest'ultima la funzione attribuita alle statuine. Notevole la stele in basalto di Balwa, risalente al XII secolo a.C., che riproduce tre personaggi e reca un'iscrizione ancora non decifrata. Una copia è invece la stele che narra le gesta del re Mesha (i frammenti dell'originale sono al Louvre). Rinvenute sulla Cittadella di Amman, le teste con due volti (VII secolo a.C.) hanno occhi in pietra nera, pupille in avorio e collo decorato con collane di perle. Dallo stesso sito proviene la statua di Yerahazar (VIII secolo a.C.), dove il re è riprodotto con la barba, un'acconciatura a riccioli, una raffinata tunica e a piedi nudi, a indicare che si trovava in un luogo sacro. Seguono la testa di Atargatis e quella della dea della fortuna Tyche.