Istituito già nel 1878, alla morte di Vittorio Emanuele II, trovò solo nel 1935 la sua collocazione in palazzo Carignano: è l'unico museo storico nazionale italiano e raccoglie testimonianze del Regno sabaudo a partire dal 1706, anno della vittoriosa resistenza all'assedio di Torino posto dall'esercito francese di Luigi XIV e, di fatto, data d'origine dell'indipendenza politica del piccolo Stato piemontese. Il tuffo nella Storia attraversa le tappe più significative della formazione dello Stato nazionale, dalle campagne napoleoniche (busto di Napoleone ai tempi della campagna d'Italia, in porcellana di Sèvres) alla Restaurazione (ritratto di Carlo Felice in ermellino), solo scalfita dai moti liberali del 1821(si conserva il torchio tipografico col quale il conte Santorre di Santarosa stampò la richiesta di Costituzione, respinta da Carlo Felice e concessa quasi trent'anni dopo da Carlo Alberto). Altra testimonianza della repressione contro i primi moti risorgimentali è la ricostruzione della cella della Spielberg in cui venne imprigionato Silvio Pellico. Il quadro d'antan è corredato di manifesti, pagine dei giornali dell'epoca e, soprattutto, di memorie e cimeli delle guerre d'indipendenza (quadri, bandiere, anni, uniformi, la ricostruzione della tenda da campo di Carlo Alberto, le 108 tempere dl Carlo Bossoli sui principali episodi della seconda guerra). Degna d'ammirazione è l'aula del Parlamento Subalpino, che ospitò la Camera dei Deputati del Regno di Sardegna dal 1848 al 1860, ricavata nel salone centrale del palazzo, in origine adibito a feste e ricevimenti. Nel vecchio allestimento, alcune coccarde contrassegnavano i posti occupati dai principali protagonisti di quella stagione politica: Cavour e Garibaldi, D'Azeglio, Balbo e Gioberti. Particolare è il lucernario centrale che chiude la cupola, circondato da sette finte nicchie con stemmi di città di Italia e Savoia, mentre i simboli delle province del Regno Sardo campeggiano lungo la balconata. Tra i ritratti di illustri personaggi si ricordano quelli di Cavour (M. Gordignani), D'Azeglio (F. Gonin), Garibaldi (D.G. Rossetti), Vittorio Emanuele II (T. Cremona). Corredo alle sale dedicate all'esposizione è il grande salone dell'aula del Parlamento Italiano, mai utilizzata per lo scopo cui era destinata: realizzata a partire dal 1864 venne terminata solo nel 1871, quando già da sei anni la capitale del regno era stata trasferita da Torino a Firenze.