Da quando il premio Nobel Orhan Pamuk, affascinato dalla fantasiosa idea che sta all’origine del palazzo, ha deciso di ambientarvi alcune scene del suo romanzo Il museo dell’innocenza (2009), la Casa Museo ha sensibilmente aumentato il numero dei suoi visitatori. Il palazzo fu fatto costruire in forme neomanieristiche nella seconda metà dell’800 dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, avvocati e collezionisti d’arte. Oggi è una casa-museo esemplare, come testimonianza del gusto collezionistico del suo tempo. La dimora è concepita come un ambiente di stile unitario, abitazione signorile cinquecentesca anche negli interni, in cui si mescolano pezzi d’imitazione ed elementi autentici di grande pregio. Si passano in rassegna rari e raffinati arredi del ’500, tra cui arazzi fiamminghi, ceramiche, vetri, oreficerie, avori, vetrate, cassoni nuziali, rivestimenti lignei (la sala della Stufa), e un letto in cirmolo intagliato con scene dell’Antico e Nuovo Testamento, opera valtellinese di fine ’500; non mancano opere d’arte preziose come – nella camera da letto di Giuseppe Bagatti Valsecchi e Carolina Borromeo – la S. Giustina de’ Borromei, di Giovanni Bellini, e i Santi Giovanni Battista e Francesco, di Bernardino Zenale. Molto suggestiva, al termine dello scalone d’ingresso, è la galleria delle armi, con armature ricostruite su modelli cinquecenteschi che per secoli fecero la fortuna degli armaioli milanesi, una delle corporazioni di mestieri più potenti della città. Tutte le stanze sono comunque interessanti, dalla sala dell’affresco che apre il percorso di visita fino alla sala da bagno con vasca e doccia ottocentesca. Né sono da trascurare le due corti del palazzo. In quella cui si accede da via del Gesù si notano un altorilievo con Madonna con Bambino, Battista e un donatore, e una lastra marmorea con la Madonna della Misericordia che protegge la cattedrale di S. Maria Maggiore (una delle due cattedrali su cui venne costruito il Duomo), entrambi trecenteschi. Nella corte rivolta verso via S. Spirito, invece, è curiosa una terracotta quattrocentesca detta della Madonnina del ratt: sulle spalle del Bambin Gesù spunta un topolino.