Di origine cinquecentesca, nel 1711 venne ricostruito per la famiglia Brignole-Sale, che nel 1884 lo legò alla città di Genova. Inaugurato nel 1892 come museo civico, riaprì nel 1950 con l’esemplare allestimento di Franco Albini. L’ordinamento delle opere, propone un nuovo percorso alla scoperta della cultura figurativa a Genova dal Cinque al Settecento, documentata attraverso i più conosciuti maestri della scuola locale e gli artisti forestieri che hanno lavorato per committenti genovesi o i cui dipinti hanno fatto parte delle più importanti collezioni delle grandi famiglie cittadine.<br>L’ordinamento delle opere dà ampio spazio alle tre componenti principali e tradizionali delle collezioni (maestri genovesi, italiani e fiamminghi, oltre all’importante sala monografica dedicata alla pittura spagnola del Seicento).<br>Sono inoltre esposti nel museo due importanti dipinti di scuola veneziana del Cinquecento, il Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria di Paris Bordon e Susanna e i vecchioni di Paolo Veronese. Ben rappresentata anche la produzione di Luca Cambiaso (Madonna della Candela), caposcuola dei maestri genovesi, che introduce alla sezione dedicata alla storia della pittura a Genova dalla metà del Cinquecento al primo Seicento. Ne sono protagonisti autori come G.B. Castello detto il Bergamasco, Semino, Tavarone, Bernardo Castello, G.B. Paggi, Luciano Borzone, Andrea Ansaldo, Domenico Fiasella e Orazio De Ferrari. La pittura lombarda è rappresentata dalle opere di Procaccini, Cerano, Morazzone e soprattutto di Caravaggio, di cui è esposto lo straordinario Ecce Homo.<br>Il piano ammezzato ospita il DVJ Centro Studi Tessuto e Moda, dove sono esposti a rotazione abiti, accessori e biancheria che documentano le evoluzioni della moda maschile e femminile tra il XVII e il XX secolo; degni di nota sono anche la raccolta di merletti, comprendente pezzi provenienti da manifatture italiane ed europee databili tra il XVI e il XIX secolo, e il settore costituito dai tessuti di uso liturgico o per l’arredo domestico: baldacchini, teli da parato, paliotti.<br>Il percorso di visita prosegue al secondo piano con le tavole di scuola toscana – tra le quali spicca la smaltata pala dipinta da Filippino Lippi nel 1503 (S. Sebastiano e altri santi) – e la ricca sezione dedicata ai protagonisti della pittura genovese seicentesca, ben rappresentata da artisti come Bernardo Strozzi (S. Cecilia, S. Teresa in gloria), il suo allievo Giovanni Andrea De Ferrari e Gioacchino Assereto. Tra le sezioni più importanti del museo si annovera quella dedicata alla pittura fiamminga dalla fine del Quattrocento al pieno Seicento: un vero tesoro a livello internazionale e un documento eloquente delle relazioni intercorse tra Genova e le Fiandre. Qui spiccano innanzitutto il commovente Cristo Benedicente di Hans Memling e le quattro tavole principali del polittico dipinto da Gerard David per l’abbazia della Cervara. Alle opere di Jan van Scorel, Jan Matsys, Pieter Aertsen e Joachim Beuckelaer, fanno seguito i dipinti di Rubens, di cui si può ammirare il capolavoro Venere e Marte, e Anton Van Dyck (Cristo della Moneta, Vertumno e Pomona). Nella sala dedicata alla pittura spagnola seicentesca si ammirano S. Orsola e S. Eufemia di Zurbaran, Fuga in Egitto di Murillo e S. Francesco riceve dall’angelo i sette privilegi di Ribera. Attraversando la sala ove sono esposti ritratti genovesi ambientati in giardini, si esce nello spazio verde creato dietro palazzo Bianco quando venne demolita la chiesa trecentesca di S. Francesco di Castelletto, di cui restano in vista significativi resti, per accedere al percorso espositivo di palazzo Doria Tursi.