Ultimo nato tra i musei cittadini è il Museo d'Arte Orientale (Mao), allestito a palazzo Mazzonis, giusto alle spalle del municipio, e inaugurato a dicembre 2008. Protagoniste sono le culture asiatiche, con la collezione ripartita in 5 gallerie dedicate ad altrettante regioni del grande continente. Il percorso comincia al piano terra, con l'Asia Meridionale divisa tra Ghandara, India e Sudest Asiatico; il primo piano è appannaggio della Cina, mentre al secondo ci si immerge nell'area himalayana, viaggiando tra Tibet, Nepal e Bhutan. Salendo al terzo l'atmosfera è quella dei paesi islamici e, nella manica laterale, trionfa la tradizione letteraria e figurativa del Giappone. Il Mao, già così orientale nel suo acronimo, apre una finestra su percorsi artistici storicamente apprezzati dalla dinastia sabauda e non solo, vista la predilezione per opere e vasellame orientale conservato con cura nelle case nobiliari. La molteplicità di paesi, culture, influenze artistiche dell'Asia si rispecchia in una raccolta che include opere di ispirazione buddista e induista, echi arabeggianti, iconografia e calligrafia, spaziando tra statue birmane e bronzi thailandesi, stele indiane e drappi dipinti, corredi funerari cinesi e preziosi mantelli rituali giapponesi, preziosi manoscritti tibetani con copertine lignee e ceramiche islamiche dai brillanti colori. Sguardo attento merita anche il palazzo nobiliare, di probabile origine secentesca, un tempo residenza di rappresentanza nota come palazzo Sotaro della Chiusa. Qui, per circa un secolo, avrebbe avuto sede una fabbrica di tessuti e, dal 1982 al 2003, le auliche sale ospitarono uffici giudiziari. Una nota di colore racconta che net palazzo avrebbe soggiornato con ruolo di lacchè, dal 1728 al 1731, il giovane Jean Jacques Rousseau, non ancora assunto alla fama internazionale. Altra presenza illustre tra le storiche pareti, se si dà credito alla tradizione, sarebbe stata Giuseppina Bonaparte, che avrebbe eletto la futura sede del Mao tra le predilette dimore torinesi.