Sito segnalato da Mauro Bozzola. L’ingresso al Battistero è situato sotto il quadriportico del Duomo. Si tratta di un edificio paleocristiano del V secolo che fu elevato su un sito già occupato in epoca romana. L'edificio presenta un'aula a pianta ottagonale contornata alternativamente da absidiole semicircolari e da edicole rettangolari. Il tiburio e la cupola al suo interno risalgono all'XI secolo, quando l'edificio venne innalzato per portarlo a dimensioni coerenti con quelle del duomo. L'aula ottagonale è circondata da edicole radiali semicircolari culminanti in un catino alternate da edicole rettangolari con volta a botte, secondo il modello delle aule imperiali romane. Ai lati di ciascuna cappella sono poste otto colonne in marmo scanalate e sormontate da capitelli corinzi. Si tratta di manufatti romani provenienti dalle rovine di qualche edificio del II secolo, mentre la funzione portante è svolta dale strutture in muratura. Al centro dell'aula è posto il fonte battesimale. I restauri hanno riportato alla luce i resti della vasca paleocristiana in mattoni, di forma ottagonale. Un'urna funeraria risalente al II secolo porta una iscrizione di dedica ad una certa Umbrena Polla. La pavimentazione originaria era in opus sectile, con l'impiego di marmi bianchi e neri; ne sono rimasti solo alcuni frammenti. Dell'originaria decorazione musiva paleocristiana del battistero rimane traccia nello spessore della finestra meridionale. I restauri hanno riportato alla luce affreschi romanici di grande interesse realizzati nel primo quarto dell'XI secolo. Si tratta di otto scene (corrispondenti agli otto lati della costruzione) racchiuse da fasce decorative a forma di meandro, che raffigurano scene dell'Apocalisse. Nel registro sottostante si trovano figure di profeti recanti in mano cartigli. Anche la cupola era ricoperta da affreschi di ispirazione apocalittica, dei quali rimangono deboli tracce. La collocazione artistica dell'ignoto autore degli affreschi (convenzionalmente: il Maestro dell’Apocalisse di Novara) rimane incerta: sono state segnalate affinità con la cultura della corte imperiale germanica e la scuola del monastero di Reichenau; ma anche elementi di comunanza con cicli presenti in Lombardia, assieme a punti di incontro con alcune miniature del tempo. La grande rappresentazione del Giudizio Universale è opera quattrocentesca di Giovanni de Campo, artista di gusto tardo gotico operante nel novarese. A partire dalla prima metà del Seicento l'apparato decorativo dell'edificio fu profondamente modificato: furono realizzati affreschi con il chiaro intento di contestualizzare visivamente altrettanti gruppi scultorei in terracotta policroma riproducenti i momenti salienti della Passione di Gesù. Oggi di questo ciclo pittorico rimangono solo l'affresco che faceva da sfondo alla cappella della Flagellazione, attribuito erroneamente al Morazzone (trattasi verosimilmente di un suo seguace), e quello della cappella della Salita al Calvario realizzato da Pier Francesco Gianoli da Campertogno. Il luogo è sostanzialmente non visitabile, se non previo accordo con i guardiani del Duomo. Autore della foto: Laurom (da Wikipedia) Fonte del testo: Wikipedia, modificato.