A S. Niccolò, uno dei quartieri più amati dai fiorentini. Sebbene il luogo sia ristrutturato in chiave moderna, è come entrare in una di quelle vecchie cucine dei casolari di campagna: tutto in pietra con grandi lampadari in ferro battuto. La rusticità delle pareti e la semplicità delle luci ben si sposano con i tavoli in legno, le poltroncine imbottite e le tovagliette in ecopelle. Di grande effetto è la cucina a vista, che si scorge da entrambe le sale. A tavola arriva la tradizione toscana e altissima è l'attenzione al territorio: lo chef Pietro Paoli, classe 90, ha infatti voluto ritrasmettere la bellezza e la bontà dei sapori decisi di questa terra. Ecco che spesso in menu si trova la cacciagione, che cambia a seconda del periodo di caccia e del catturato, come a esempio nei buonissimi pici fatti a mano con un sugo di anatra selvatica o nelle zuppe della tradizione fiorentina, come l’acquacotta, o nella tartare battuta al coltello e condita direttamente al tavolo da un cameriere in base alle richieste del commensale. Non manca la bistecca alla fiorentina, frollata almeno 30 giorni e cotta sulla griglia a legna. Ultimo consiglio: i biscotti di Prato preparati ogni mattina secondo la ricetta del famoso pastificio Mattei di Prato. La carta dei vini è molto ampia con circa 160 etichette, prevalentemente regionali. Il servizio è cordiale, molto preparato e pronto per deliziare il cliente con storie fiorentine sull’origine dei piatti