Il colle di Castello, con la cinta bastionata e le torri come sentinelle, sembra quasi una corona assisa sulla sommità della città alta e ripida. Da piazza Matteotti, capolinea di autobus, treni e navi, si segue l’ampia e alberata via Carlo Felice, quindi via Manno, a vocazione commerciale, che sale al piede del bastione di Saint Remy e della grandiosa porta di accesso alla rocca antica e panoramica, meta privilegiata della visita di Cagliari. Proprio qui, in su Casteddu, i sardi identificano l’intera città. La sua storia inizia ufficialmente nel 1217, quando la giudicessa di Cagliari, Benedetta, cedette ai pisani il Kastrum Kàralis. I toscani innalzarono mura difensive e torri, mentre a rafforzare la cinta bastionata provvidero gli spagnoli prima e poi i piemontesi, che vi costruirono anche l’arsenale e i terrapieni. La struttura del quartiere, bloccata sin dalle origini dalla forma del colle, allungata e in forte pendenza, è rimasta pressoché immutata anche dopo l’abbattimento ottocentesco di parte delle mura. I bastioni meridionali furono trasformati in belvedere dal governo piemontese, che si preoccupò anche di abbellire le porte, attenuando così la chiusura verso i sottostanti rioni di Marina, Villanova e Stampace. Con il progressivo spostamento della sede del potere politico, Castello fu avviato al degrado e abbandonato anche dai suoi abitanti tradizionali, i nobili e i funzionari pubblici. I bombardamenti del 1943 hanno danneggiato ulteriormente le abitazioni, che in parte attendono ancora convenienti restauri.