Lo scenario barocco si manifesta anche in questa via, che dai propilei d'accesso a piazza del Duomo si stacca in direzione sud-ovest allineando chiese e palazzi dei secoli XVI e XVII. A sinistra s'incontra la monumentale facciata a colonne corinzie (incompiuta) della chiesa di S. Teresa, iniziata intorno al 1620 e continuata da Giuseppe Zimbalo, autore anche di uno dei suoi altari (il terzo a sinistra). Poco oltre, sul lato opposto della via, è la chiesa dell'Assunzione o di S. Elisabetta, costruita nel 1519, mentre più avanti sorge la secentesca chiesa di S. Anna, con alto prospetto a due ordini e fastigio triangolare, disegnata da Giuseppe Zimbalo. Accanto a quest'ultima è l'ingresso del Conservatorio, asilo per le donne delle nobili famiglie, restaurato nel 1764 da Emanuele Manieri. Nel retrostante giardino spicca la presenza di un esemplare secolare di Ficus magnolioide.<br>Ma l'edificio più rappresentativo e importante della via, quasi al suo termine, è la chiesa del Rosario.<br>Di fronte alla chiesa è il lungo, imponente prospetto dell'ex ospedale dello Spirito Santo, edificato nel 1548 su disegni dell'ingegnere militare Gian Giacomo dell'Acaja e per questo simile a una fortezza.<br>Via Libertini termina con la porta Rudiae, ricostruita nel 1703, alla cui sommità si riconoscono le statue dei Ss. Oronzo, Domenico e Irene. I quattro busti sopra le colonne che fiancheggiano l'ingresso raffigurano invece personaggi mitici, legati alla fondazione della città, tra i quali Malennio, re dei Salentini, e Dasumno, suo figlio e successore.