Il toponimo del popolarissimo quartiere, che si raggiunge imboccando via Vicaria Vecchia, proseguimento di via S. Biagio dei Librai, e quindi, a destra, via Forcella, deriva dal tracciato del decumano inferiore, che presso via Giudecca Vecchia piega a destra formando appunto una "forcella". La sua fama è purtroppo spesso legata a episodi di criminalità e violenza (si consiglia pertanto di visitarlo solo di giorno e senza portare con se oggetti di valore). Su via dell'Annunziata, a sinistra dell'arco cinquecentesco d'ingresso, è ancora visibile - benché oggi chiuso - il pertugio attraverso il quale venivano introdotti nella ruota gli "esposti", cioè i neonati che le madri abbandonavano, per miseria o perché illegittimi. Qui infatti esisteva già nel 1318 la S. Casa dell'Annunziata, tra le principali istituzioni assistenziali della città, destinata alla cura degli infanti abbandonati. La chiesa della SS. Annunziata venne distrutta da un incendio nel 1757 e successivamente ricostruita da Luigi e Carlo Vanvitelli (1760-82). Preceduto da un vestibolo, l'interno, a navata unica percorsa da 44 colonne marmoree corinzie, con tre cappelle per lato e alta cupola, costituisce uno tra i massimi capolavori di Luigi Vanvitelli; nel biancore dei marmi e degli stucchi spiccano le grandi pale d'altare di Francesco De Mura (transetto e abside). Sulla destra si aprono gli ambienti sopravvissuti all'incendio: la cappella Carafa di Morcone, con decorazione di marmi commessi; il Tesoro, progettato da G. B. Cavagna (1597-1600); la sagrestia, che è decorata da affreschi di Belisario Corenzio (1605) e custodisce gli armadi intagliati (storie della Bibbia, profeti e santi) di Girolamo D'Auria e Salvatore Caccavello (1577-79). A sinistra della chiesa l'ex orfanotrofio conserva la ruota e l'ambiente dove venivano ricevuti i bambini abbandonati.