Contornata su tre lati da grandi palazzi porticati, costituisce lo svincolo tra via Garibaldi e corso Francia. Venne costruita grazie a un finanziamento di natura inglese, alimentato dall'interesse a investire nella nuova capitale del Regno d'Italia, e ha un aspetto prettamente parigino. Al centro svetta un grande e curioso monumento: una sorta di picco roccioso con grandi figure arrampicate, che cercano di raggiungere la vetta, sulla quale si staglia una creatura alata. È il monumento commemorativo del traforo del Frejus, opera dello scultore Luigi Belli (1879), composto da massi estratti durante la costruzione del tunnel ferroviario che, nel 1870, collegò l'Italia e la Francia. Fu per quei tempi un'impresa grandiosa, portata a termine grazie all'utilizzo di una macchina perforatrice tecnologicamente all'avanguardia, ma soprattutto al sacrificio di ben 48 operai che persero la vita nel corso dei lavori. Nell'allegoria di Belli le figure che tentano di arrampicarsi sono i titani, la forza bruta della natura che tenta di opporsi all'azione dell'uomo destinato, perciò, alla vittoria finale, grazie al genio alato dell'ispirazione e dell'intelligenza tecnica.