La strada che scende diritta, in lieve declivio da piazza Castello a piazza Vittorio Veneto, aperta sul corso del Po, è uno dei luoghi classici della città. Le due file di portici che la costeggiano, lo sfondo della sagoma della chiesa della Gran Madre incorniciata dalle colline, l'animazione che a qualsiasi ora del giorno sfila davanti a negozi, caffè storici, bancarelle di libri e di fiori, le edicole appoggiate ai pilastri fanno di via Po un paesaggio urbano inconfondibile e 'sentimentale'. La via è l'asse lungo il quale, alla fine del '600 (1673), si sviluppò il secondo ampliamento della città, dopo quello di 'contrada nuova', verso la contrada di Po in direzione del corso del fiume. Con la sua linea diagonale via Po rompe il regolare reticolo ortogonale delle vie torinesi del centro storico (l'altra eccezione è via Pietro Micca). Le soluzioni architettoniche si ispirarono, come già per piazza Castello e piazza S. Carlo, a criteri di monumentale uniformità: a lavori terminati la via risultava essere, con i suoi 1250 m porticati, una delle più scenografiche strade d'Europa. A partire dal 1819 sul lato sinistro vennero costruite le terrazze che, scavalcando le traverse, uniscono tra loro gli isolati, consentendo il passeggio tutto al coperto.