Il nome viene dall’antico «théâtre des Italiens», che fu sostituito dall’Opéra-Comique, ma negli anni 1815-20 questo viale era conosciuto come ‘boulevard de Gand’, con riferimento alla città fiamminga dove si era rifugiato Luigi XVIII durante la guerra dei Cento giorni (da qui l’appellativo di «gandins» dato ai giovani eleganti che vi passeggiavano). Durante la Restaurazione divenne il centro della vita parigina e restò tale fino alla prima guerra mondiale. Tutti i ristoranti e i caffè celebri di quell’epoca sono spariti: al loro posto si trovano banche come il Crédit Lyonnais ai NN. 17-23: l’edificio, sorto nel 1878 su progetto di Eiffel e Moisant, ha un interno molto rimaneggiato. Al N. 20, risalente agli anni di grande splendore dei boulevard, si trova la Maison Dorée, opera di Lemaire del 1839 (secondo la targa apposta sul palazzo, sebbene la data della costruzione non possa essere stabilita con certezza), così chiamata per le decorazioni in ferro battuto dei balconi. Al piano terra era il famoso ristorante Verdier (chiuso nel 1902) di cui parla Balzac in un romanzo e dove Alexandre Dumas trascorreva le serate, perché era vicino al suo giornale Le Mousquetaire. Ristrutturata nel 1976 da Bnp Paribas che la occupa attualmente, la Maison fu sede dell’ultima mostra degli impressionisti, nel 1886. Al N. 4 di rue Favart, che si prende dal boulevard e che conserva alcuni palazzi del 1780, abitò nel 1832 lo scopritore dei geroglifici Champollion. Di nuovo sul viale, prima di arrivare al carrefour Richelieu-Drouot, al N. 5 bis affaccia il passage des Princes (apertura, ore 8-20, chiuso domenica), creato nel 1860, che sbuca al N. 97 di rue de Richelieu.