Elegante e aristocratica, considerata una delle più belle espressioni dell’architettura classica francese, venne disegnata nella forma ottagonale che la rende così particolare da Jules Hardouin-Mansart nel 1699. Secondo il decreto firmato da Luigi XIV nel 1686, la piazza (place des Conquêtes era il nome prescelto, quello attuale deriva da un palazzo abbattuto) doveva essere realizzata per accogliere la Biblioteca Reale, le Accademie e la statua del sovrano a cavallo. L’armoniosa cortina di palazzi, tutti simili per forma, che la circonda presenta al centro dei lati lunghi e negli angoli degli avancorpi con frontoni triangolari sostenuti da colonne. Come in place des Victoires, che Mansart aveva già realizzato, il piano terra è scandito da arcate piene e le finestre dei due piani superiori sono alternate da lesene con capitelli corinzi come gli avancorpi, mentre nei tetti si aprono le mansarde (cosiddette proprio perché ideate dal famoso architetto). Al centro si ergeva la statua di Luigi XIV, opera di Girardon distrutta durante la Rivoluzione: ne rimane soltanto un piede, attualmente conservato al Musée Carnavalet. Al suo posto Napoleone, utilizzando i cannoni sottratti ai nemici vinti ad Austerlitz, fece erigere nel 1806 una sproporzionata colonna in bronzo su modello della Colonna traiana, che non sopravvisse alla Comune, ma venne in seguito ricostruita. La decorazione scultorea della piazza è stata eseguita sotto la direzione di Jean-Baptiste Poultier (o Poulletier); il selciato è stato rifatto nel 1992 da Prunet e Boileau. Sulla facciata del N. 13, dove ha sede il Ministero della Giustizia, si trova la riproduzione di un metro in marmo: serviva a rendere familiare ai parigini la nuova unità di misura entrata in uso nel 1795. Al N. 15 è l’Hôtel Ritz, uno dei più famosi alberghi della città, aperto nel 1898; Marcel Proust vi organizzò, il 1° luglio 1907, il suo primo «grand dîner» e nel primo dopoguerra Scott Fitzgerald lo fece conoscere a Hemingway, che amava i Martini preparati nel bar in fondo al corridoio. Più di recente, i turisti lo immortalano in ricordo di lady Diana Spencer e Dodi al-Fayed. Le vetrine di Cartier, Boucheron, Chaumet, Van Cleef & Arpels, Chanel (uno degli ultimi ad aprire qui) fanno scintillare il perimetro della piazza, rievocando i fasti della Belle époque e la scoperta delle miniere di diamanti in Sudafrica, che trasformarono place Vendôme nel centro della gioielleria internazionale. Dal Secondo impero in poi i più importanti gioiellieri di Parigi (e le banche internazionali) stabilirono le loro sedi sulla piazza e nei dintorni. Eredi della tradizione, i laboratori della zona sono ancora oggi tra i primi al mondo per la qualità delle pietre e della lavorazione. Qualcuno trasforma la fama in vezzo e lo cela ai passanti: la vetrina di Jar’s (nella galleria al N. 7) non espone altro che una pietra preziosa senza montatura, e solo di tanto in tanto.