Ha forma quasi rettangolare (m 120x50) e un lastricato in travertino risalente a età augustea (iscrizione a lettere di bronzo del pretore Lucio Nevio Sordino). Su un alto basamento si erge la colonna di Foca, dedicata nel 608 da Smaragdo, esarca d'Italia, all'imperatore d'Oriente Foca, che aveva donato alla Chiesa il Pantheon; ultimo monumento onorario eretto nel Foro, la colonna, proveniente da un edificio forse del sec. III, era sormontata un tempo dalla statua in bronzo dell'imperatore. Superata un'area non lastricata dove sono stati piantati il fico sacro, l'ulivo e la vite simbolici, si incontra, al centro di uno spazio irregolare, un puteale che indica il sito del «lacus Curtius», ultimo avanzo dell'antica palude del Foro. Incerta l'origine del nome: secondo una leggenda deriverebbe da Marco Curzio, buttatosi nel 362 a.C. in una voragine che l'oracolo aveva detto si sarebbe richiusa solo se vi si fosse gettato quanto Roma aveva di più caro; secondo un'altra leggenda il nome deriverebbe dal console Caio Curzio, che recinse una voragine aperta nel 445 a.C. da un fulmine. Più avanti, una fossa quadrangolare segnala il sito ritenuto un tempo della colossale statua equestre di Domiziano, eretta a seguito della vittoria sui Germani del 91 e abbattuta dopo la morte dell'imperatore a causa della «damnatio memoriae»; studi sull'ordito del lastricato della piazza posizionano il monumento più a nord e nei tre blocchi di travertino inseriti nella struttura cementizia, già interpretati come incastri per i perni delle zampe del cavallo, individuano i contenitori di oggetti sacri (i cosiddetti «dolìola») caratterizzanti un antico luogo di culto. L'adiacente fondazione quadrangolare è probabilmente da riferirsi alla statua equestre di Costantino.