Viene dall’alberello cresciuto sul poggiolo il nome del cinquecentesco palazzo del Melograno, che conserva nell’atrio un Ercole che abbatte l’idra, opera di Filippo Parodi; mentre accolgono uffici gli ambienti del piano nobile, ornati da affreschi di Domenico Piola, Domenico Guidobono e Giacomo Boni. Coevo – venne ultimato prima del 1560 – è l’attiguo palazzo di Gio Vincenzo Imperiale, progettato da Giovanni Battista Castello, cui si devono i raffinati stucchi che ornano la facciata, l’atrio e il camino al secondo piano nobile che, al pari degli altri livelli superiori, ha però perduto l’apparato decorativo. Di fronte al palazzo ha inizio via di Scurreria (dal toponimo medievale scutaria), aperta nella seconda metà del ’500 da Gian Giacomo Imperiale per garantire un comodo accesso alla cattedrale di S. Lorenzo.<br>Rinomate pasticcerie – risalgono al ’700 i canditi di Romanengo, mentre Klainguti ebbe notevole fama all’inizio del secolo XX – nobilitano piazza di Soziglia. Al fondo, ha inizio via dei Macelli di Soziglia, toponimo derivatole dal Macello nuovo (1291-1319): ne resta un portico a sei arcate, murato, rivolto sull’elegante via Luccoli, dove si segnala la facciata rococò di palazzo Franzone (N. 23).