È stata spesso liquidata dalla critica come tipico esempio di “piazza italiana” voluta dal regime fascista, considerazione certamente non priva di fondamento; tuttavia, appare innegabile la monumentalità del grande spazio, la cui disposizione (1923-38), resa possibile dalla copertura dell’ultimo tratto del torrente Bisagno, fu diretta da Marcello Piacentini, nel quadro della sistemazione dell’area già della piazza d’Armi. Il Piacentini fu progettista, insieme ad Arturo Dazzi, anche dell’arco dei Caduti (1931) posto al centro della piazza, ornata sul lato sud da un fondale a giardini con un motivo floreale volto a richiamare le tre caravelle colombiane.<br>Uno spicchio di Genova del futuro lo si può osservare sul lato opposto di viale Emanuele Filiberto Duca d’Aosta dove sorge, all’angolo con corso Buenos Aires, il centro direzionale di Corte Lambruschini, realizzato negli anni ’80 del secolo XX. Oltre alle due maestose torri vetrate, che rappresentato un innesto di notevole rilievo nel paesaggio urbano, il complesso include un albergo e la sala del teatro della Corte, che ospita la stagione di prosa del Teatro di Genova.