Il cuore politico di Firenze – dal medioevo fino a oggi – è fra le più belle piazze d’Italia.<br>Cominciò a prender forma quando i Guelfi ripresero in mano le sorti della città sugli avversari, gli Uberti ghibellini, e si decisero a far piazza pulita di quei loro casolari «acciocché mai non si rifacessero», come ricorda lo storico trecentesco Giovanni Villani.<br>Da quelle demolizioni deriva l’atipicità della forma: due aree disposte ad angolo retto, unite soltanto dal comune carattere di eccezionale museo all’aperto.<br>La piazza è dominata dalla mole incombente e un po’ sbieca di Palazzo Vecchio. Di fronte si affaccia palazzo Lavisan (o delle Assicurazioni Generali), che dal 1871 ha preso il posto della medievale loggia dei Pisani.<br>Il lato meridionale della piazza è disegnato dalle arcate della loggia della Signoria (1376-1382) e dallo scenografico complesso degli Uffizi, aggiunto alla loggia circa due secoli dopo.<br>Conserva invece l’aspetto antico tutta l’area a nord, impreziosita dal trecentesco palazzo della Mercatanzia, dal palazzo Uguccioni realizzato nel 1549 da Mariotto di Zanobi Folfi – forse su disegno di Michelangelo o di Antonio da Sangallo – e dal palazzo Guiducci, con la sua storica meridiana.<br>Gli scavi condotti tra 1982 e 1989 hanno riportato alla luce segni di un passato ancora più lontano (dal quarto millennio a.C. al 300 d.C.), coperti dal lastrico in pietra che alla fine del ’700 sostituì quello trecentesco in cotto.<br>Dialogano nello spazio il monumento equestre in bronzo di Cosimo I de’ Medici, del Giambologna (1594-1598), e la grande fontana del Nettuno.<br>Di grande valore simbolico sono le quattro statue poste davanti a Palazzo Vecchio, copie degli splendidi originali: il Marzocco in pietra serena di Donatello, leone simbolo di Firenze (dal 1885 al Museo del Bargello); il gruppo in bronzo di Giuditta e Oloferne, sempre di Donatello, raffigurazione della Repubblica Fiorentina che annienta la tirannide (l’originale si trova all’interno del palazzo, nella sala dei Gigli); l’imponente David di Michelangelo, emblema della vittoria repubblicana sulla tirannide medicea ma anche dell’astuzia politica del piccolo Stato fiorentino contro lo strapotere dei nemici esterni (dal 1873 l’opera è alla Galleria dell’Accademia). Originale è invece il contrapposto gruppo di Ercole e Caco (1534) di Baccio Bandinelli, allegoria della vittoria dei Medici sui nemici interni.<br>All’entusiasmante ‘dialogo’ d’arte rispondono le statue dalla loggia della Signoria.