Naturale complemento del Palazzo Reale (la Reggia, Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 1997), si stende alle spalle di questo per circa 3 km, assiato su un viale centrale al cui fondo si riconosce la Grande cascata. Su desiderio di Carlo III, anche per il giardino Luigi Vanvitelli si ispirò alla reggia francese di Versailles, come si può riconoscere nella lunga prospettiva digradante verso il piano, pausata da vasche, fontane e gruppi scultorei; per il rifornimento idrico l'architetto aprì un apposito acquedotto, detto Carolino (1753-69), scavandolo nel cuore delle vicine montagne. Il viale mediano lascia a sinistra, nascoste tra il verde, dapprima la Castelluccia, edificio ottagonale costruito per lo svago dei principi, poi la peschiera grande, che ha al centro un'isoletta boscosa, e raggiunge la fontana Margherita, oltre la quale il ponte di Ercole introduce alla parte più scenografica dell'enorme spazio verde. La peschiera superiore, lunga m 475 e larga 29, è alimentata dalla cascata dei Delfini. Segue un prato, sotto il quale scorre l'acqua verso la summenzionata cascata, chiuso sul fondo dalla fontana di Eolo: le danno nome le 29 statue dei Venti disposte su scogli artificiali. Attraverso balaustre sostenenti statue si perviene alla fontana di Cerere, cosiddetta dal gruppo scultoreo al centro (le statue da cui sgorgano i getti raffigurano i fiumi Oreto e Simeto), raggiungendo poi, oltre una vasca con 12 rapide, la fontana di Venere e Adone. Alla testata nord della prospettiva è la Grande cascata, nota anche come fontana di Diana per il gruppo della dea con Atteone. Ai lati di questa, due gradinate salgono a una grotta che funge da terminale dell'acquedotto Carolino, mentre a destra della Grande cascata è l'ingresso al Giardino inglese, che Giovanni Andrea Graefer sistemò nel 1782, per incarico di Carlo Vanvitelli, secondo il gusto rovinistico allora in voga in Inghilterra.