‘Ruscello rosso’, lo stagno è sito di interesse comunitario e oasi di protezione con postazioni per gli appassionati di birdwatching (nella stagione autunnale è zona di passo delle specie migratorie). Dalle piatte linee del paesaggio si eleva imponente l’idrovora di Sassu (1934), realizzata in funzione del prosciugamento del vasto stagno di Sassu, a compimento della bonifica integrale della piana acquitrinosa che si stendeva tra lo stagno di S’Ena Arrubia e quello di Marceddì. La provinciale entra rettilinea nel cuore della bonifica, affiancando i centri rurali di Sassu e di s’Ungroni. Superata la rigogliosa pineta Barany (a sinistra), si giunge ad Arborèa, considerata la migliore esperienza urbanistica sarda del movimento architettonico del razionalismo italiano tra le due guerre.