Costruita nel 1913, la Risiera era uno stabilimento già dismesso nel 1943, quando i tedeschi, dopo aver occupato Trieste e l’intera zona del Litorale, la convertirono prima in campo di prigionia per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre, poi in campo di detenzione di polizia. Nei diciotto mesi di funzionamento, la Risiera ebbe un duplice ruolo: campo di raccolta per i ‘nemici’ da inviare nei campi di concentramento (ma per gli ebrei c’erano solo quelli di sterminio) in Germania e Polonia; e luogo di detenzione, tortura ed eliminazione per partigiani, prigionieri politici, sospetti oppositori. È per smaltire i corpi degli uccisi – tra i quali molti membri della Resistenza italiana e slovena – che nella primavera del 1944 fu costruito un forno crematorio, che nella notte tra il 29 e il 30 aprile del 1945 venne fatto saltare con la dinamite dai tedeschi in fuga per eliminare le prove dei loro crimini. <br>Dichiarata monumento nazionale nel 1965, la Risiera, unico campo di sterminio nazista in Italia, venne ristrutturata (1975) su progetto dell’architetto Romano Boico e divenne sede del Civico Museo della Risiera di S. Sabba. Uno stretto corridoio tra due altissime pareti di cemento costringe il visitatore a entrare subito in un clima da incubo, senza vie di fuga. Su un lato del cortile recintato, ove si affacciano corpo di guardia e alloggi dei reclusi, un’area lastricata in acciaio segnala il luogo in cui sorgeva il forno crematorio. Intatte si presentano le prigioni e la camera della morte. Uno degli edifici ospita la mostra storica e documentaria della Risiera. Nella sala delle Croci sono esposti oggetti personali razziati agli ebrei triestini dai nazisti, che feriscono proprio per la loro quotidianità. Il museo custodisce inoltre effetti personali dei deportati triestini: divise di Auschwitz e Buchenwald, lasciapassare, documenti di riconoscimento e fotografie.<br>