Si tratta di antichissime cave di pietra dalle quali, fin dall'età greca, si traevano i blocchi di calcare bianco-grigio utilizzati per costruire quegli edifici e quelle mura che hanno dato alla città il suo colore inconfondibile. Le cave, che un tempo erano degli antri oscuri, si sono aperte in seguito ai diversi crolli subiti a causa dei terremoti, e il sole e l'intensa umidità hanno fatto crescere all'interno una vegetazione lussureggiante. Le bianche pareti calcaree, corrose in forme strane e bizzarre, sono oggi animate da giardini di agrumi, immensi ficus, magnolie e delicati capelvenere. All'interno della zona archeologica si trova la latomia del Paradiso, gruppo di cave che comprende il famoso Orecchio di Dionisio, vicino al quale si trova un'ampia grotta artificiale sorretta da pilastri scavati nella roccia: è particolarmente suggestiva la grotta dei Cordari, così chiamata perché vi si fabbricavano appunto le corde, sfruttando l'umidità che nella grotta abbonda, e che è condizione necessaria per ottenere un buon prodotto. Alla grotta del Salnitro e alla latomia dell'Intagliatella segue la più piccola latomia di S. Venera. La latomia dei Cappuccini, che si apre ai piedi dell'omonimo convento, è perfettamente osservabile dall'alto di via Acradina. È molto vasta, labirintica, e il processo di erosione vi ha prodotto forme bizzarre, enormi caverne, ponti a volta, piloni. Il curioso rapporto tra natura e uomo è dolcemente sottolineato dalle piccole rampe di scalini create per superare i dislivelli che, nel tempo, il processo di escavazione ha prodotto nella latomia.