Sulle pareti di roccia si affollano centinaia di figure magico-simboliche e raffigurazioni di caccia, che formano il più importante complesso di pitture rupestri in Europa relative al Neolitico (6000-4000 anni fa). Realizzate in ocra rossa e guano nero dei pipistrelli che numerosissimi hanno sempre abitato nel buio di queste cavità, raffigurano scene di caccia con uomini e animali stilizzati, ma anche simboli dal significato ancora misterioso. Probabilmente rappresentano storie, miti e divinità in una sorta di grande 'libro sacro' dipinto sulla pietra. Per questo è stata avanzata l'ipotesi che la grotta dei Cervi fosse un importante luogo sacro, una sorta di santuario ipogeo riservato ai riti di iniziazione, destinato a custodire e tramandare tutte le conoscenze magico-religiose di un popolo. Nella grotta sono stati ritrovati anche manufatti in osso e selce, che testimoniano la presenza umana fin dal Paleolitico Superiore.