Il lungo e impegnativo percorso escursionistico del Pot Miru, il sentiero della Pace, collega le trincee del fronte isontino in cui si combatté durante la prima guerra mondiale, dal monte Rombon fino al Sabotino, una cinquantina di chilometri più a sud. Un progetto di prossima realizzazione lo collegherà fino all’Adriatico, con un tratto settentrionale esclusivamente pedonale e uno a sud cicloturistico. L’escursione comporta notevoli dislivelli e richiede un buon allenamento fisico. Prevede almeno un paio di pernottamenti, scendendo in uno dei paesi della valle o fermandosi in una delle tante malghe che i pastori usano ancora oggi durante gli alpeggi (è opportuno organizzare in anticipo la sosta con l’Ufficio del Turismo di Kobarid). Chi non se la sente di intraprendere un’avventura così impegnativa può spostarsi in auto o in moto da una trincea all’altra. L’interesse dell’escursione è massimo, sia per la bellezza del contesto naturalistico, segnato dai paesaggi delle Alpi Giulie, sia per la forza evocativa che ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, si sprigiona dai luoghi. Qui avvenne una delle più spaventose carneficine di italiani mai avvenute; sull’Isonzo, infatti, gli austriaci posero la linea di difesa occidentale, che divenne teatro di furibondi scontri già nei primi mesi di conflitto; vi fecero seguito una lunga guerra di trincea e infine la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917), determinata dal massiccio afflusso di soldati tedeschi (tra cui Rommel, la ‘volpe del deserto’). Fra i tratti di trincee e camminamenti trasformati in museo (in tutti l’accesso è libero e gratuito), quello più significativo, per estensione e stato di conservazione, si trova sul Kolovrat; vi si giunge con una strada asfaltata sia da Tolmin sia dall’Italia (la carrozzabile che sale da Cividale del Friuli). Si tratta di una trincea di terza linea, costruita quindi secondo i manuali militari; altra cosa sono le trincee ‘maledette’, poste sulla linea del fuoco, che si trovano sull’altra sponda del fiume, sulle pendici dei monti Nero e Merzli. Sul Kolovrat, dopo aver camminato per le linee di tiro, si può salire fino al cippo che segna il confine: è lo stesso del 1866; dopo due guerre mondiali e centinaia di migliaia di morti non si è spostato di un metro.