Il parco naturale delle Saline di Sìcciole protegge una zona di rilevanza ambientale e culturale. Nella piccola piana formata dai canali di acqua marina Lera e Pichetto nidificano una novantina di specie di uccelli, tra cui si contano il Cavaliere d’Italia, il Fraticello, la Sterna comune, il Gabbiano reale e il Fratino. Un paradiso per gli amanti del bird watching, i cui accessi tuttavia vengono limitati, sia per non arrecare disturbo agli animali sia per non intralciare la produzione del rinomato sale di Piran/Pirano, che si svolge ancora nelle saline e costituisce tutt’oggi un’importante fonte di reddito per la zona. Il centro visita di Lera (accesso da Seca/Sezza) e il Museo etnografico di Fontanigge (accesso per la stradina che si apre a destra dopo aver varcato il posto di confine) consentono di approfondire la conoscenza di questa antica produzione, iniziata nel Duecento con la dominazione veneziana e proseguita nel tempo nel rispetto della tradizione. In fase di realizzazione un centro termale ai margini della salina. Al Centro visite di Lera, si lascia l’auto al parcheggio e si segue il percorso lungo la pista battuta, di fianco alle vasche di evaporazione ancora attive. Il sale che vi viene prodotto è di grande qualità; la sua peculiare purezza è dovuta alla cosiddetta ‘petola’, uno strato di flora microbatterica che si deposita sul fondo delle vasche separando il fango dall’acqua. Questo fa sì che tutto il sale, non solo lo strato superiore chiamato fior di sale, sia bianco, e non ne richiede la pulitura. Fin dai tempi antichi, il mestiere dei salinari era remunerativo. Lo praticavano gli abitanti di Piran/Pirano, che giungevano in barca nella cittadina durante i mesi invernali per preparare le vasche e si fermavano nelle saline nel periodo di maggiore lavoro, l’estate, quando si concentra la produzione. Inizialmente risiedevano in semplici capanni, ma con il passare dei secoli si costruirono vere e proprie case ai margini della salina, per accogliere anche le famiglie. Il Museo etnografico di Fontanigge è allestito in una di queste costruzioni, abbandonate negli anni Sessanta del Novecento, e ripercorre la storia e le tradizioni di questo antico mestiere.