Le prime notizie relative al podere della Gamberaia - così denominato per la presenza di un corso d'acqua dolce in cui si pescavano gamberi - risalgono alla seconda metà del XIV secolo. Il possedimento, acquistato sul finire del Trecento dai Gamberelli, detti Rossellino, che ne mantennero la proprietà per più di duecento anni, passò a Zanobi Lapi che, nel 1610, completò la costruzione della villa padronale, sistemandone anche i terreni circostanti. Ai Lapi subentrarono nel 1717 i Capponi, ai quali si deve la vera trasformazione del giardino che andò arricchendosi di tutti gli elementi propri dello stile all'italiana, tanto da divenirne uno degli esempi più rappresentativi della Penisola. Dopo vari passaggi di proprietà, villa Gamberaia fu acquistata nel 1952 dalla famiglia Marchi e da questi passò ai loro eredi, gli Zalum, attuali proprietari del complesso. Il giardino, che si estende per quasi cento ettari sulle colline di Settignano, è disposto su due aree terrazzate.Vi si accede attraverso un viale di cipressi (Cupressus sempervirens) che conduce alla villa, affacciata frontalmente sulla valle dell'Arno e lateralmente sullo splendido parterre d'acqua voluto a sostituzione del "parterre de broderie" dalla principessa Jeanne Ghyka, una delle proprietarie del giardino. Proseguendo si incontra una peschiera a forma di ventaglio, oltre la quale si apre un'elegante esedra di cipressi. Ritornando verso la villa attraverso il lungo corridoio erboso che conduce al ninfeo - angolo circondato da cipressi secolari - si trova, sulla destra, il suggestivo giardino di Pan, attraverso cui si accede al secondo terrazzamento. Si entra così nella zona del secentesco giardino degli agrumi e dell'annessa limonaia, un'area rettangolare confinante a monte con i vigneti che circondano la proprietà. È arredata con piante di limoni, mandarini e pompelmi collocate in quattro grandi aiuole, al cui centro è situata una peschiera e arricchita da un bordo misto di piante perenni con una straordinaria fioritura di peonie arboree e una bellissima controspalliera di rose Albertine. Sempre in questa zona del parco sorge l'ombroso bosco dei lecci (Quercus ilex), attraversato da un sentiero che porta fino alla sommità del colle.