Per secoli, dalle vene metallifere di Monteneve/ Schneeberg, a ridosso della val Passiria e della val Ridanna, tra i 2000 e i 2500 metri di quota vennero estratti piombo, zinco e argento, che portarono ricchezza e benessere alle valli. L'argento cominciò a essere estratto almeno nel XIII secolo e i conti di Tirolo lo usarono per coniare monete.<br>Nel periodo di maggior fortuna, tra XV e XVI secolo, la necessità di alloggiare gli operai portò alla nascita del villaggio di San Martino Monteneve/Sankt Martin am Schneeberg, sotto i ghiacciai del Capro/Botzer. Le condizioni di lavoro in una delle miniere più alta d'Europa erano dure e pericolose. Centinaia di minatori scavavano la roccia in 70 gallerie e il minerale veniva trasportato a valle con animali da soma; solo quando si cominciò l'estrazione dello zinco, nel 1871, fu progettato un impianto di trasporto su rotaia, con otto depositi nel tratto San Martino-Vipiteno.<br>Nel 1967 un incendio distrusse il paese e da quel momento i minatori vissero a Masseria, salendo ogni giorno in teleferica a quota 2000 e proseguendo col trenino nella galleria Poschhaus fino al giacimento.<br>La crisi mineraria europea costrinse i proprietari a chiudere il giacimento nel 1985, dopo una storia produttiva durata otto secoli (la più lunga nell'arco alpino).<br>Oggi gli impianti, ottimamente conservati, sono visitabili grazie ai tour guidati e ai diversi percorsi proposti dalla sezione di Ridanna del Museo Provinciale delle Miniere dell'Alto Adige: si va dal breve itinerario al centro visitatori a escursioni di una giornata intera per visitare il villaggio di San Martino e seguire le orme dei minatori nelle viscere della terra.