Uscendo da Amelia in direzione Orvieto, si scavalca la profonda incisione del fosso Grande che crea una dicotomia nel paesaggio tra un'area, in destra idrografica, caratterizzata dai boschi di leccio che fanno da sfondo a piccoli insediamenti fortificati, e l'altro versante caratterizzato da campi coltivati, pascoli e boschi di castagno e di farnia. Lungo l'antica Amerina, che seguiva un tracciato differente dall'odierna statale che ne porta il nome, s'incontrano i centri di Sambucètole, Castel dell'Aquila e Avigliano Umbro, dove ha sede il Centro di Documentazione sulla Foresta fossile di Dunarobba, con pannelli didattici e resti fossili.<br>Presso l'abitato di Dunarobba, all'interno di una cava di laterizi, si trovano i resti di una foresta risalente al Pliocene. L'aspetto più affascinante e interessante da un punto di vista scientifico, è il fatto che questi tronchi, di grandi dimensioni, siano ancora nella posizione originaria e conservino la struttura lignea. Recenti studi hanno stabilito che la foresta sorgeva al margine del lago Tiberino, lungo un fiume diretto da Todi alla conca ternana.<br>Il principale centro di quest'area è Montecastrilli, 19 km a nord-est di Amelia, centro fortificato dalle caratteristiche torri merlate quattrocentesche. Nella chiesa di S. Nicolò sono custoditi dipinti di Bartolomeo Barbiani e Andrea Polinori; nel nucleo storico sorge anche il convento delle Clarisse, con una grande pala d'altare di Girolamo Troppa (1678).