Il primo nucleo della raccolta coincide, nella seconda meta del XVI secolo, con le collezioni del duca Emanuele Filiberto, riunite poi, quasi un secolo dopo da Carlo Emanuele II e dalla madama reale Maria Cristina. Per volere di Vittorio Amedeo II, la collezione costituì, nel 1723, il Regio Museo di Antichità, posto nel cortile al pianterreno del palazzo del­ l'Università in via Po, e nel 1832 andò a formare, in un'unica sede museale nel palazzo dell'Accademia delle Scienze, il Museo di Antichità greco-romane ed egizie. Il patrimonio, in particolare quello di provenienza piemontese, si ampliava costantemente e obbligava a frequenti adattamenti, fino a quando, nel 1940, non venne sancita la separazione tra il Museo Egizio e il Museo di Antichità, al quale, nel 1982, venne assegnata la sede attuale. Gli spazi espositivi si articolano in tre settori: due derivano dalla ristrutturazione di edifici pertinenti a Palazzo Reale, le serre e il piano interrato della 'manica nuova'; il terzo è una moderna realizzazione, progettata da Gabetti e Isola come collegamento tra i precedenti. Alla differenziazione architettonica del museo corrisponde una suddivisione tematica: una sezione è dedicata all'archeologia torinese, che conserva reperti di edilizia pubblica e privata, testimonianze di riti funerari e un'epigrafe del II secolo in cui compare, per la prima volta, il nome di Julia Augusta Taurinorum. Un'altra sezione allestisce, invece, documentazioni provenienti dalla regione, dall'epoca protostorica a quella romana e infine al medioevo. Al centro di questa sezione, campeggia il tesoro di Marengo, una piccola collezione di manufatti, prevalentemente in argento, di grande pregio artistico e di datazione eterogenea (I-III sec. a.C.), rinvenuta nel 1928 nelle campagne dell'Alessandrino: meraviglioso il busto in argento, a grandezza naturale, dell'imperatore Lucio Vero. Negli ambienti delle serre, che chiudono la fronte nord dei Giardini Reali, sono ospitate le altre collezioni: da quella cipriota a quelle pre- e protostoriche provenienti da varie culture europee e in particolar modo dalla penisola italica; dalle collezioni etrusche, in cui spicca il complesso della tomba Matausni (scoperta a Chiusi nel 1882 e composta da un sarcofago e diverse pietre decorate a rilievo) a quelle delle ceramiche greche (prezioso uno psykter raffigurante una scena di lotta fra atleti) e italiote (tra le altre, un grande vaso lucano attribuito al Pittore di Dario, datato 340 a.C. ca.); dalle collezioni di scultura greco-romana (il Ritratto di Giulio Cesare da Tuscolo; copie romane di famose statue di età greca classica; il torso con corazza in porfido rosso, opera originale del IV secolo d.C., e il frammento di sarcofago con Kairos) a quelle relative a ritrovamenti e scavi effettuati in territori sabaudi (il mosaico policromo, riproducente Orfeo nell'atto di ammansire le belve con la cetra, pavimento proveniente da una villa romana nei dintorni di Cagliari; oppure reperti appartenuti all'apparato monumentale e decorativo di Susa).