Tutto qui richiama l'originale personalità del principe Raimondo Di Sangro, che nel '700 riempì le cronache locali per la sua fama di inventore e negromante, nonché di scienziato, letterato e Gran Maestro della massoneria. Fu lui infatti che tra il 1749 e il 1771 fece ristrutturare la cappella gentilizia (detta anche S. Maria della Pietà o Pietatella) fondata nel 1590, creando uno dei più interessanti complessi settecenteschi della città. Nell'interno, di straordinario effetto per l'equilibrio degli spazi e la cromia dei marmi sotto la volta affrescata da Francesco Maria Russo, i sepolcri furono in gran parte eseguiti seguendo il suo progetto, volto a onorare non solo la memoria dei maggiori esponenti della famiglia, ma anche quella dei massoni, attraverso la composizione di un percorso iniziatico a tappe. Sopra l'ingresso, il sepolcro di Cecco Di Sangro (Francesco Celebrano, 1766), dove si rappresenta il curioso episodio secondo il quale il defunto, creduto morto in battaglia, uscì dalla cassa sguainando la spada e terrorizzando i nemici. Al primo pilastro destro, statua dell'Educazione di Francesco Queirolo e, sotto la seconda arcata, monumento a Paolo Di Sangro di Antonio Corradini; nel vano attiguo, sepolcro di Raimondo Di Sangro, su disegno del Russo, preceduto da un tratto di pavimento con labirinto; al terzo pilastro, Sincerità del Queirolo. Precedono l'altare maggiore, con Deposizione del Celebrano che allude alla rinascita e, quindi, alla morte simbolica, l'altare commemorativo di S. Rosalia, ritratta nella scultura del Queirolo, e due tra le statue più spettacolari dell'intero complesso, frutto di una straordinaria abilità tecnica: a sinistra, la figura velata della Pudicizia del Corradini e, a destra, il Disinganno, sempre del Queirolo, assoluto capolavoro destinato al padre del principe, Antonio di Sangro. Qui il tema del velo, più volte riproposto nella cappella, viene efficacemente reso attraverso una sorprendente rete di marmo, che allude ai vizi e alle passioni nei quali l'uomo si era trovato imbrigliato nella vita terrena fino al suo ravvedimento finale nella fede e nella verità, cui si riferisce l'angelo dalla testa ardente. Al centro della navata è esposto il celebre Cristo velato, già nella cripta, capolavoro di Giuseppe Sammartino, di stupefacente verità e finezza (1753), simbolo della verità assoluta e insieme dell'ultimo grado di conoscenza massonica, e quindi, opera portante dell'intero percorso. Seguono quattro sepolcri preesistenti alla sistemazione settecentesca tra cui il monumento di Paolo di Sangro (prima cappella sinistra) di Bernardino Landini (marmi) e Giulio Mencaglia (sculture); in angolo con la facciata, Il Decoro del Corradini. Nella cripta, due macchine anatomiche settecentesche contribuirono ad accrescere la fama "esoterica" del principe.