Il MUSA nasce dal Labanof con l’intento di promuovere il ruolo e l’importanza delle scienze mediche, antropologiche e forensi nella lotta alla violenza e nella tutela dei diritti umani. Un approccio multidisciplinare permette di indagare i diversi aspetti del corpo umano, ricostruirne il passato e gli effetti naturali e antropici su di esso. Risulta quindi possibile far prevenzione, proteggere le vittime di abusi, ricostruire la vita e i fenomeni sociali delle popolazioni antiche.

Il percorso museale si articola in sei sezioni animate da pannelli, esposizioni, video, diorami che accompagnano il visitatore in un viaggio alla scoperta di come le discipline scientifiche possono aiutare a rendere giustizia e dignità alle vittime di abusi, di delitti, dell’oblio. Visitando il MUSA si impara che è possibile “leggere” le ossa. Lo scheletro è parlante; può rivelare il sesso del defunto, racconta di eventuali malattie e traumi, rivela le origini etniche.

Nella sezione storica si percorrono 2.000 anni di vita a Milano, dalla fase romana all’epoca moderna. Se le fonti scritte possono essere influenzate, le ossa ci raccontano la verità. In età romana le donne avevano un’aspettativa di vita inferiore rispetto agli uomini (di almeno 15 anni), la dieta era costituita principalmente da legumi e cereali; si inizia a individuare una provenienza geografica eterogenea. Diversamente in epoca altomedievale l’aspettativa di vita media, simile per donne e uomini, si attesta sui 45 anni e lo studio dei crani rivela una popolazione principalmente composta da europei; lo scheletro tradisce condizioni di vita più faticose e pericolose. La situazione varia nel basso medioevo: aumenta l’aspettativa di vita, la popolazione torna a essere multietnica, le condizioni di salute peggiorano. In epoca moderna esplodono le patologie nutrizionali, le condizioni igieniche ed economiche peggiorano. Le ossa ci raccontano di un incremento di sifilide (apparsa in età romana), di traumi accidentali, di interventi chirurgici e la somministrazione di farmaci. In fine in età contemporanea (soggetti non reclamati o sconosciuti) si nota che: le donne sono più longeve; le malattie più frequenti sono quelle neoplastiche, cardiovascolari, degenerative. Cresce la violenza e l’uso di sostanze stupefacenti. In questa sezione è esposta una parte della Collezione Antropologica Labanof

Con la sezione identità viene introdotto il concetto di giustizia, diritto e diritto all’identità. Un corpo senza nome è una persona scomparsa che qualcuno sta cercando. La percentuale di sconosciuti ai quali è restituita l’identità in Italia è del 70% rispetto al totale.

La sezione Crime ci illustra attraverso i diorami come è possibile ricostruire i crimini o i maltrattamenti. L’indagine per capire se la morte sia avvenuta per cause naturali o per mano di terzi deve essere effettuata non solamente nei casi “da fiction” ma anche in occasioni di incidenti stradali o domestici, morti sul lavoro. Senza indagini attente e scrupolose molti crimini più “discreti” (es. una caldaia malfunzionante) possono restare impuniti.

Nella sezione Viventi, le violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed economiche sono prese in esame. I vivi e i loro diritti vengono messi in primo piano. La violenza, nelle sue diverse forme, lascia sempre il segno e se la medicina riesce a coglierlo può contribuire a tutelare la vita e la salute dei pazienti/vittime. Secondo l’OMS, in Europa la violenza “è causa di un numero significativo di morti (5,7% di tutte le morti), di disabilità permanente (9,4%) e sofferenze. E’ una minaccia sempre più grave per salute e benessere, parità di genere, pace e giustizia. E’ necessario agire… per alleviare l’impatto sulle generazioni attuali e future”.

Il viaggio termina con Operazione Melilli.
Discostata la tenda si viene proiettati nella notte del 18 aprile del 2015 quando il nubifragio al largo della Libia ha condotto 1000 giovani vittime sul fondo del mare. Un’immane tragedia legata alla migrazione umana in occasione della quale l’impegno italiano ha permesso di restituire dignità a queste vittime.