Allestito fin dal 1882 nella villa Cassis Faraone, è uno dei maggiori musei archeologici dell’Italia settentrionale ed espone reperti dal II secolo a.C. al IV d.C..<br>Al pianterreno, oltre al bassorilievo con la scena della deduzione della colonia e l’iscrizione che menzione Lucio Manlio Acidino, uno dei triumviri che guidarono la colonizzazione aquileiese, notevole è la raccolta dei ritratti scultorei, che consentono di seguire l’evoluzione da un primo realismo a una maggiore stilizzazione, e le raffigurazioni tombali dei mestieri. <br>Tra gli ambienti del primo piano spicca la sala dedicata alle gemme incise da castone e dei vetri soffiati, molati o fusi, di cui Aquileia era un centro manifatturiero molto fiorente nel ii secolo d.C.; la maestria degli artigiani aquileiesi si applicava anche alla lavorazione dell’ambra, la resina fossile proveniente dal Baltico, che si riteneva avesse proprietà magiche, trasformata in ciondoli, anelli, amuleti. In una sezione navale, si custodisce una preziosa imbarcazione romana rinvenuta nei pressi di Monfalcone.<br>All’esterno la galleria lapidaria, allestita nell’Ottocento, espone elementi architettonici diversi e splendidi mosaici pavimentali delle case e delle terme aquileiesi; tra questi spiccano quello cosiddetto del fiocco – per il nodo che lega insieme un tralcio di vite e un ramo d’edera – e l’asaraton da triclinio, ovvero la riproduzione di un pavimento non spazzato, su cui si vedono resti di cibo.