Il basso prospetto in pietra d’Istria dell’incompiuto palazzo Venier dei Leoni, realizzato per il solo piano terra nel 1749, su progetto di Lorenzo Boschetti, diventa presto familiare a chi naviga sul Canal Grande; l’ingresso da terra è invece in qualche modo nascosto, nell’angolo rientrante di calle S. Cristoforo. La collezionista e mecenate americana Peggy Guggenheim acquistò il palazzo nel 1949, lo abitò per trent’anni, vi sistemò la sua prestigiosa raccolta di opere dell’avanguardia europea e americana e vi si fece seppellire, nel retrostante giardino, accanto alle tombe dei suoi cagnolini. Dopo la morte, nel 1979, opere ed edificio sono passati alla The Solomon R. Guggenheim Foundation di New York. La visita comincia proprio dal giardino alberato, con sculture di Giacometti, Duchamp-Villon, Henry Moore, Germaine Richier, Takis, Arnaldo Pomodoro. All’interno, le opere, tutte di alta qualità, sono ordinate per correnti figurative – cubismo, costruttivismo-de Stijl, futurismo, surrealismo e dintorni – con dipinti tra gli altri di Picasso (particolarmente ben rappresentato), Braque, Léger, Piet Mondrian (Mare, 1915-16; Composizione ovale, 1913-14), Paul Klee (Giardino magico e Ritratto della signora P. nel sud, 1924), Giacomo Balla (Automobile: rumore+velocità, circa 1913), Gino Severini (Mare=danzatrice, 1913-14), Magritte, Chagall (La pioggia, 1911), Max Ernst (L’Antipapa, 1941-42; Vestizione della sposa, 1940), Joan Miró (Interno olandese, 1928; Donna seduta II, 1939), René Magritte, Giorgio De Chirico (La torre rossa, 1913). Tra le opere del secondo dopoguerra spiccano le dieci tele di Jackson Pollock realizzate nel 1942-47 e in particolare Donna-luna (1942), Circoncisione (1946), Foresta incantata (1947. Da ottobre 2012 il museo accoglie 80 opere d’arte italiana, europea e americana del secondo dopoguerra, lascito della collezionista americana Hannelore B. Schulhof e del marito Rudolph B. Schulhof alla Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York. Gli spazi della collezione ospitano anche periodiche esposizioni intese a far dialogare le proprie opere con altre più vicine alla contemporaneità.