Nel 1881 il collezionista e antiquario fiorentino Stefano Bardini acquistò all’asta il palazzo storico della famiglia Mozzi, facendolo poi ricostruire in stile neorinascimentale. L’edificio si trasformò progressivamente in ‘show room’: sculture, dipinti, cassoni, ceramiche, arazzi, soprattutto antichi e rinascimentali, disposti liberamente secondo il gusto del collezionista.<br>Quando Bardini morì, nel 1922, la collezione era di fatto divenuta un museo. Fu donata allo Stato italiano, e oggi appartiene al Comune di Firenze.<br>Il cospicuo archivio fotografico ha permesso di ripristinare gli ambienti come il collezionista li aveva pensati, a partire dalle pareti di azzurro intenso (il ‘blu Bardini’), studiate per accentuare il candore dei marmi e la brillantezza delle dorature.<br>Tra le opere maggiori: Carità, gruppo marmoreo di Tino di Camaino; una terracotta policroma di Benedetto da Maiano e un’altra attribuita a Donatello; una Madonna col Bambino, altorilievo in terracotta dipinta della bottega di Jacopo della Quercia; la tela con S. Michele arcangelo di Antonio Pollaiolo; l’originale della celebre fontana del Porcellino di Pietro Tacca (1612).<br>Lo spettacolo migliore, però, è l’insieme stesso del museo.