Occupa l’intero primo piano del palazzo dei Principi, e si divide in due sezioni: una con la collezione permanente, e l’altra – di recente e moderno riallestimento – riservata alle mostre temporanee. Gioiello della collezione è il capolavoro di Andrea Mantegna, il “Redentore”, opera della maturità del pittore rinascimentale, dipinto nel 1493. Il percorso di visita inizia dalla sala Archeologia, dove sono collocati le raccolte numismatiche e i reperti di epoca preromana, romana e medievale rinvenuti nel territorio. Segue la sala del Rinascimento, in cui, sulla parete opposta al “Redentore” sono tre piccole opere attribuite al Correggio, il “Volto di Cristo”, olio su tavola, una tela raffigurante una “Pietà” e un disegno bifacciale, che mostra su un lato un particolare della cupola del Duomo di Parma, sull’altro un disegno architettonico; notevole anche una “Madonna con Bambino e Ss. Rocco e Sebastiano” attribuita al ferrarese Geminiano Benzoni. La successiva sala degli Arazzi è caratterizzata da una serie di superbi arazzi di scuola brussellese (Cornelius Mattens), della seconda metà del XVI secolo, con soggetti che ruotano attorno ai temi della caccia, della festa rusticana, dei giardini botanici. L’adiacente Galleria del Cinquecento mette in mostra opere delle botteghe di Moretto da Brescia (“Ecce Homo”), di Bartolomeo Schedoni (“Sacra Famiglia”) e di Fermo Ghisoni (“S. Giovanni Evangelista”), e un raffinato, anche se danneggiato dal tempo, “Ritratto di Girolamo Bernieri” attribuito a Lavinia Fontana; prosegue con la Galleria dei Ritratti in cui sono esposte, oltre a ritratti di scuola emiliana della prima metà del XVII secolo, anche stampe e incisioni legate all’iconografia del Correggio. La sala del Settecento ha, tra le opere più rilevanti, tele di Girolamo Donnini (“Visitazione”, “S. Antonio da Padova”), di Giuseppe Pedretti (“S. Domenico fa cessare una pestilenza”) e di Mauro Soderini (“Transito di S. Giuseppe”). Nella sala dell’Ottocento spiccano le tele di Luigi Asioli (“S. Girolamo”, “Ritratto di Bonifazio Asioli”) e Adeodato Malatesta (“S. Mauro Abate risana un giovane cieco”), e – tra le sculture – un bozzetto del monumento al Correggio collocato da Vincenzo Vela (1880) in piazza S. Quirino, e un busto del Correggio del neoclassico Pompeo Marchesi, allievo di Canova.