Al primo piano nobile si apre l’Appartamento ducale, in ambienti ricostruiti dopo l’incendio del 1483, con ricchi soffitti e camini rinascimentali. Spiccano, fra le varie sale, quella degli Scarlatti, cosiddetta perché vi si riunivano i consiglieri del doge che vestivano appunto toghe scarlatte; quella delle Mappe, con tavole geografiche alle pareti; la sala Grimani, utilizzata per le udienze private, in cui si conserva il celebre telero col Leone di S. Marco dipinto dal Carpaccio; la lunga sala dei Filosofi, con allegorie e ritratti dei dogi e verso il fondo, sopra una porta che dà sulla scala d’accesso alla cappella privata del doge (oggi chiusa), un S. Cristoforo affrescato da Tiziano (1523-24); le tre sale che compongono l’abitazione privata del doge: spicca, nella sala dei Ritratti, l’intenso Cristo compianto di Giovanni Bellini, unica opera del maestro rimasta in Palazzo Ducale dopo l’incendio della sala del Maggior Consiglio nel 1577.