Sono nove grandi Saloni, come vengono anche chiamati, costruiti nel XIV secolo come magazzini del sale e ancora sistemati a questo uso nel 1830 da Alvise Pigazzi, con l’attuale facciata neoclassica ad arconi. Posti a batteria, su pianta asimmetrica, nel corso del Novecento furono dismessi e abbandonati; oggi sono usati come spazi espositivi per l’arte contemporanea. Una parte della struttura è stata riallestita da Renzo Piano, su commissione della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, così da servire come spazio espositivo permanente delle opere di Emilio Vedova (1919-2006), maestro veneziano la cui parabola creativa ha attraversato correnti e tensioni dell’arte italiana dal dopoguerra alle soglie del terzo millennio. L’intervento di Piano ha rispettato le originarie, nude pareti di mattoni dei magazzini e le capriate lignee del tetto, limitandosi a stendere sul pavimento di pietra un impiantito di doghe di larice lievemente inclinato, ad accrescere la suggestione prospettica del luogo; un sistema tecnico costituito da un binario ancorato al soffitto e dieci navette semoventi consente di prelevare le opere dal loro archivio e di spostarle ‘via aerea’, più volte al giorno, nel punto di esposizione prescelto, variando allestimento (d’estate lo spazio ai Magazzini del Sale può ospitare importanti mostre temporanee: le opere di Vedova sono trasferite nell’ex studio dell’artista, in uno squero vicino).