La millenaria sorgente di acqua dolce è un luogo ricco di suggestione. Il mito è quello di Aretusa, ninfa di Artemide, che per sfuggire all'amore del fiume Alfeo fu mutata in fonte. Un tempo l'acqua, ormai resa salmastra dalle infiltrazioni marine, sgorgava naturalmente tra le rocce. Il bacino semicircolare, popolato di anatre e cefali e in cui crescono rigogliosi papiri, è stato creato solo nel 1843. L’isolotto dell’Ortigia è stato fin dall’antichità ricco di fonti di acqua dolce, come dimostrano i numerosi pozzi scavati nel corso dei secoli che captavano vene sotterranee provenienti dai monti Iblei. Una risorsa importantissima per l’insediamento umano, per l’approvvigionamento idrico e per usi pratici: nei pressi della fonte sono state riportate alla luce, per esempio, tre antiche concerie, in cui l’acqua dolce veniva canalizzata per il trattamento delle pelli. La fonte Aretusa è da vedere al tramonto, quando il sole calante colpisce in pieno questo versante dell’isola tingendo di caldi colori il Plemmirio di fronte e le case e i palazzi sul mare.