È uno dei più raffinati palazzi nobiliari della città, la cui composizione (Francesco Baroncelli, 1692) risente dell'influsso guariniano nella disposizione degli ambienti e in particolare nella corrispondenza tra il grande atrio a pianterreno e il salone di rappresentanza al piano nobile. Un maestoso scalone a doppia rampa occupa, secondo una modalità non consueta, lo spazio centrale del corpo di fabbrica. Già salotto letterario nel '700, nel secolo seguente vide nascere le iniziative filantropiche della marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo, fondatrice dell'Opera Pia che tuttora continua la sua attività di assistenza sociale. Della marchesa Barolo fu bibliotecario Silvio Pellico, che proprio in queste stanze scrisse Le mie prigioni.