Arte e memoria si fondono in questo luogo magico e un po’ malinconico, uno degli esempi più insigni tra i cimiteri monumentali italiani ed europei. L’alta qualità dell’impianto architettonico è esaltata dalla ricchezza degli apporti, che fondono i movimenti artistici di più di un secolo – dal neoclassicismo all’eclettismo, all’Art nouveau e all’Art déco fino alla contemporaneità – in un insieme armonico e unitario. Il progetto, situato nell’area di villa Vaccarezza, a Staglieno fu intrapreso nel 1935 da Carlo Barabino (scomparso poche settimane dopo l’approvazione del piano di lavoro) e rielaborato alla sua morte dall’allievo Giovanni Battista Resasco che impostò, al di là del monumentale ingresso sulla sponda destra del Bisagno, uno spazio a pianta quadrilatera definito da una galleria con porticati interni destinati ad accogliere i monumenti funebri; è dominato, sul lato a monte, dalla cappella dei Suffragi, a pianta circolare. Alle sue spalle, si apre il Boschetto regolare, ampio spazio semicircolare collegato senza soluzione di continuità al cosiddetto Boschetto irregolare, in una successione di viali e vialetti accostabile ai modelli cimiteriali nordeuropei. Assai ricco il patrimonio di architettura e scultura funeraria, in particolare per quanto riguarda il periodo a cavallo tra gli ultimi decenni dell’800 e l’inizio del ’900; fra le tombe più note, quella di Giuseppe Mazzini (Giovanni Battista Grasso, 1874-77).<br>Sulla riva opposta del torrente, il nome del quartiere di Marassi è ormai associato a una casa circondariale e al contiguo Stadio comunale «Luigi Ferraris», ricostruito, su progetto di Vittorio Gregotti, in occasione dei Campionati mondiali di calcio 1990.