Completamente avulso dal contesto originario, questo edificio, più propriamente palazzetto Leroy (De Regis) ma detto anche la Piccola Farnesina, è una delle più preziose architetture del primo '500 romano. Lo iniziò nel 1522-23 il prelato bretone Thomas Le Roy (latinamente De Regis), che era giunto a Roma al seguito di Carlo VIII: i gigli di Francia che costui ottenne da Francesco I di poter aggiungere all'ermellino di Bretagna nel proprio stemma furono successivamente confusi con quelli dei Farnese, originando la denominazione con cui il palazzo è popolarmente noto e la credenza, diffusasi nell'800, che l'edificio fosse opera di Michelangelo; nel 1885 venne acquistato dal comune. L'apertura di corso Vittorio, isolando l'edificio, comportò l'invenzione di una quarta facciata, divenuta la principale, con conseguente ribaltamento dell'ingresso e della sequenza di fruizione dell'interno; nel 1898-1904 Enrico Guj aggiunse il nuovo prospetto, restaurò radicalmente l'interno e creò la terrazzetta verso via de' Baullari che raccorda il vecchio livello con il nuovo. Oggetto ancora oggi di discussione è la paternità di tale architettura, che la critica ottocentesca ritenne opera di Raffaello, di Giulio Romano, ma soprattutto di Baldassarre Peruzzi, mentre quella novecentesca l'ha inclusa nel corpus di Antonio da Sangallo il Giovane, al quale sono riconducibili sia lo schema planimetrico sia il trattamento dei prospetti secondo quella tipologia residenziale da lui stesso fissata. Tuttavia certe 'licenze' - il bugnato che travalica il marcapiano a rivestire i balconcini pieni; la sovrapposizione di due ordini tuscanici, più il corinzio, nel cortile; la partitura asimmetrica del fronte posteriore; l'accentuazione verticale delle aperture, di ritmo più serrato - rivelano l'intervento di una personalità più inquieta e innovatrice: probabilmente il Peruzzi, che tra l'altro fu all'inizio collaboratore del Sangallo. Esternamente, la facciata originaria su vicolo dell'Aquila presenta le fasce marcapiano e il cornicione decorati con i gigli e gli ermellini araldici del Le Roy; la partitura è ripetuta nel fianco che prospetta sull'altro ramo del vicolo. L'originalissimo fronte posteriore (ora su via de' Baullari), delimitato dal muro alto quanto il basamento bugnato, esibisce all'esterno lo 'spaccato' del cortile, con i tre ordini aperti a portico e logge, inquadrato dalle testate composte senza preoccupazione della simmetria. L'intervento di Enrico Guj si concretizzò qui nell'aggiunta della finestra del piano nobile e nelle bugne in verticale ai lati. Il palazzo ospita il Museo Barracco di scultura antica.