All’edificio della potente confraternita – oggi ingresso principale al complesso dell’Ospedale civile – posero successivamente mano Pietro Lombardo e Giovanni Buora (1487-90), Mauro Codussi (1490-95), cui si deve tra l’altro il coronamento curvilineo del prospetto, e Jacopo Sansovino (1532-34): maestri che in gran parte riassumono l’evoluzione del linguaggio rinascimentale a Venezia. Di squisita eleganza è la facciata, asimmetrica, a due piani, bipartita, scandita da lesene scanalate e animata da motivi curvilinei. La impreziosiscono le prospettive illusionistiche nei pannelli ai lati delle due porte, opera di Pietro e Tullio Lombardo, raffiguranti in bassorilievo il leone marciano ed episodi della vita di San Marco. Nella lunetta del ricco protiro del portale, l’altorilievo (S. Marco venerato dai fratelli, 1445) è di Bartolomeo Bon. Nel vasto salone superiore, a sinistra, e nell’adiacente ex sala dell’Albergo, ora Biblioteca dell’Ospedale, a destra (questa l’articolazione degli spazi della Scuola riflessa dalla facciata), si trovano opere di Palma il Giovane, Domenico Tintoretto, Giovanni Mansueti: in origine, era qui il famoso ciclo di teleri con le storie del santo, oggi parte alle Gallerie dell’Accademia.<br>L’Ospedale civile occupa l’ex convento dei Domenicani dei Ss. Giovanni e Paolo, cui si accede dal salone terreno della Scuola, ricostruito da Baldassarre Longhena (1660-75) sull’impianto planimetrico duecentesco, articolato intorno a due chiostri e un cortile; agli anni ’80 del Novecento risale l’ampliamento nell’area dei chiostri, con un edificio modulare in linea e a portico che richiama, nelle coperture a botte, la soluzione codussiana del fronte sul campo (del 1979-2000 è un’espansione esterna, rispettosa del contesto). Il complesso comprende anche l’ex ospizio di S. Lazzaro dei Mendicanti, opera di Vincenzo Scamozzi (1601-1631); percorrendo fondamenta dei Mendicanti in direzione di Fondamenta Nuove si incontra la facciata della chiesa, di sobrie linee palladiane (Giuseppe Sardi, 1673); all’interno, oltre il barocco monumento al procuratore Alvise Mocenigo, di Giuseppe Sardi, al 1° altare sinistro risalta S. Orsola e le undicimila vergini, opera giovanile di Tintoretto.