Iniziata nel 1537 da Sansovino e completata alla sua morte da Vincenzo Scamozzi (1583-88), la Libreria (anche detta marciana) si presenta come loggia su due piani scandita da 21 arcate, inquadrate da semicolonne doriche e ioniche. Il toscano Sansovino, in città dopo il sacco di Roma del 1527, vi espresse la sua felice versione del classicismo aulico cinquecentesco, armonizzata alla sensibilità chiaroscurale e pittorica dell’architettura veneziana.<br>La biblioteca, oggi Biblioteca Nazionale Marciana, fu istituita a seguito della donazione dei preziosi manoscritti antichi del cardinale Bessarione, grande umanista, e si arricchì in seguito con l’incorporazione di biblioteche dei monasteri soppressi. Spicca nel suo tesoro il breviario Grimani, codice miniato di fine Quattrocento, tra i più pregevoli in Europa per la bellezza delle miniature, opera di artisti fiamminghi della scuola di Gand e di Bruges.<br>Per il monumentale scalone si sale al vestibolo, con statue di arte romana (residuo della donazione Grimani) e, al centro del soffitto, la Sapienza di Tiziano Vecellio (1564). Segue il grandioso salone del Sansovino, che ha alle pareti tele raffiguranti Filosofi del Tintoretto, di Andrea Schiavone e del Veronese, autore anche di alcuni dei dipinti a soggetto allegorico sul soffitto.<br>Accanto alla Libreria, svoltando dalla piazzetta sulla riva, si trova la Zecca, edificio a bugnato progettato e realizzato da Sansovino (1537-66) per la funzione espressa dal nome e oggi desinato dalla Biblioteca nazionale marciana, che apre al pubblico alcuni locali del piano terra (il cortile interno, chiuso da lucernario, funge da sala di lettura).