Emerge in mezzo alla piatta campagna quasi fosse una fantastica quinta teatrale. La splendida dimora fu costruita a partire dalla metà del Seicento, trasformando un edificio esistente, dalla ricca e potente famiglia Manin (a cui apparteneva Ludovico, l’ultimo doge della Serenissima). <br>La villa ospitò il quartier generale di Napoleone durante la conquista francese della Serenissima e, dopo il trattato di Campoformio (1797), iniziò il suo lento declino; molto danneggiata nel corso della prima guerra mondiale, fu definitivamente abbandonata alla rovina per decenni, finché dopo un lungo processo di restauro ha ritrovato gran parte dello splendore perduto. Oltre ad ospitare il Centro Regionale di Catalogazione e la Scuola di restauro, oggi la villa è sede del Centro d’arte contemporanea, in cui si allestiscono mostre di respiro internazionale, e di grandi eventi musicali durante l’estate.<br>L’edificio principale, a tre piani, è fiancheggiato da due barchesse perpendicolari, decorate in sommità da statue, che racchiudono un ampio prato delimitato da due peschiere. In origine la barchessa di ponente (a sinistra guardando la facciata) ospitava le cantine e i granai; quella di levante ospitava invece le scuderie e oggi il Museo delle carrozze e l’Armeria, con una collezione di armi e armature dei Musei Civici di Udine. Di fronte, un’esedra porticata, diretto proseguimento delle barchesse, abbraccia un vasto spiazzo erboso costituendo un tutto armonico con la villa.<br>All’interno, nel corpo centrale, dall’atrio si accede alla grande sala affrescata da Ludovico Dorigny, uno dei pittori più richiesti tra Sei e Settecento. Il salone centrale, quello delle feste, è impreziosito da stucchi settecenteschi e da maestosi lampadari in vetro di Murano.<br>Sempre nei pressi dell’ingresso è la cappella di S. Andrea, detta anche cappella Manin, a pianta ottagonale, esuberante di marmi policromi e stucchi disegnati da Domenico Rossi; le sculture invece sono di Giuseppe Toretti (1719-23); adiacente alla cappella, un’altrettanto fastosa sagrestia arricchita da due notevoli dipinti a tempera su tavola di Francesco Fontebasso (prima metà del XVIII secolo).<br>Splendido è anche il parco annesso alla villa, progettato secondo i modelli dei giardini dell’epoca e in particolare del barocco francese. Una passeggiata nel parco consente di ammirare le rare specie botaniche e scorci suggestivi come laghetti, colline e gruppi scultorei di soggetto mitologico.