Nel comune di Caravino, su un'altura che sembra innalzarsi superba nel cuore delle morbide ondulazioni del Canavese, si erge il castello di Masino, per antichità e importanza storica uno dei più celebri del Piemonte, inserito tra i beni del Fondo per l'ambiente italiano (Fai). Ramo della potente famiglia Valperga, i Masino vantano una diretta discendenza da Arduino d'Ivrea e, forti di questa aura regale, seppero per secoli trattare alla pari con le più potenti dinastie europee. A lungo si opposero all'egemonia dei Savoia, fino a quando, dalla seconda metà del '500, dovettero accettare un ruolo subalterno nelle vicende della regione. Nato come austera fortezza, nel corso dei secoli - in particolare con la ricostruzione operata a partire dal 1559, dopo la parziale demolizione francese - il castello divenne sfarzosa residenza di rappresentanza dei Valperga di Masino, meta di prolungati soggiorni della famiglia ducale e poi reale. Per la 'madama' reale Maria Giovanna Battista di Nemours, vedova di Carlo Emanuele II di Savoia, legata da una relazione con Carlo Francesco I di Masino, venne ricavato un appartamento privato. Dal poderoso mastio trecentesco, adattato a ospitare i due saloni iconograficamente più significativi della dimora (il salone degli Stemmi e quello dei Savoia), si sviluppano le due ali principali del castello; due delle torri medievali, un tempo di guardia alla cinta di mura, sono state inglobate e trasformate: una in elegante sala da musica (al pianterreno) e biblioteca (al piano superiore), l'altra in fastoso salone da ballo con vista sulle colline del Canavese. Un'altra torretta, la torre dei Venti, distaccata dal corpo principale, è stata ristrutturata a padiglione esagonale svettante sul giardino. Lo stesso grande parco circostante ha attraversato diverse stagioni compositive, fino a giungere, nell'800, all'attuale disposizione all'inglese. Tra le varie fasi di 'rigenerazione' del castello, assai significativa è quella, tipicamente neoclassica, che a partire dal 1780 interessò, per iniziativa di Carlo Francesco II di Masino, nominato viceré di Sardegna, buona parte degli ambienti interni (la costruzione dello scalone a due rampe; la biblioteca dell'abate Caluso, fratello del viceré e illustre studioso dell'epoca; il salone degli Dei, con elegante iconografia mitologica) e delle decorazioni (tra cui spiccano le originali lavorazioni in pastiglia applicate a porte, sedie, poltrone, appliques, angoliere, ottenute con un materiale 'povero' come la polvere di riso). Nella cappella adiacente il salone degli Stemmi si custodisce l'urna contenente le ceneri di re Arduino. Dal 1988 il Fai ha acquisito dai Valperga la proprietà del castello e ne gestisce la conservazione e l'apertura al pubblico.