La cittadina, insediamento di origine araba disteso sulla sommità di un poggio, si è chiamata fino al 1921 Sambuca Zabut. Il castello, costruito da un emiro Zabuth nella parte alta dell'abitato, è andato in rovina, ma si conserva il vecchio casale arabo, con i resti di una torre e l'intricato tessuto dei vicoli ciechi e dei cortili, che rappresenta l'esempio più interessante di urbanistica islamica in Sicilia. Nel XIII-XIV secolo il paese si espanse a sud-ovest; tra il XVI e il XIII secolo vennero costruiti la maggior parte degli edifici civili e religiosi e si avviò l'apertura dell'attuale corso Umberto I, completata nell'800 con l'edificazione di molti palazzi signorili. Saliti all'abitato, s'imbocca corso Umberto I, da cui si stacca via Marconi, che conduce alla chiesa della Concezione, con bel portale trecentesco. È in piazza della Vittoria che sorge la chiesa del Carmine: edificata nel 1530 e interamente rimaneggiata e arricchita di stucchi nel '900, custodisce all'interno la statua in marmo della Madonna dell'Udienza, attribuita ad Antonello Gagini. Superato il Municipio, percorrendo le vie Belvedere e Navarro si accede al quartiere saraceno, in cima al quale è la Matrice vecchia, con un bel portale del XIV secolo. Nell'ex monastero di Santa Caterina è allestito un Antiquarium che raccoglie i reperti rinvenuti presso il monte Adranone. Una strada a nord del paese conduce, in circa 7 km, all'importante zona archeologica, sito di una città greca fondata da coloni selinuntini nella seconda metà del VI secolo a.C., sui resti di un villaggio indigeno protostorico, in un contesto di contatto fra l'area sicana ellenizzata e l'area elimo-punica. Distrutta alla fine del V secolo a.C. e riedificata all'inizio del successivo, venne definitivamente rasa al suolo nel III secolo a.C. Gli scavi hanno portato alla luce la necropoli, la poderosa cinta muraria e vasti settori della città e dell'area suburbana.